DIETA MEDITERRANEA 

A cura di Ginevra Panza, Lucia del Sorbo, Luca Sasso, Irene Iorio 

 

1. Patrimonio dell’UNESCO

2.Seven Countries Studies

3. La Piramide Alimentare

4.Focus su alcuni alimenti

5.Prevenzione dei tumori

6.Fonti

 

 1.Patrimonio dell’UNESCO 

 

Con il termine Dieta mediterranea si intende un modello nutrizionale ispirato alla tipica alimentazione delle popolazioni di Italia meridionale, Grecia e Spagna, paesi che condividono tradizionalmente la disponibilità degli stessi alimenti. Il 16 novembre 2010 l’UNESCO ha approvato l’iscrizione della Dieta Mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale. Non si tratta infatti di una semplice tabella nutrizionale, ma di un insieme di tradizioni, conoscenze e abilità che sono passate di generazione in generazione.

2.Seven Countries Studies

 

Questo modello alimentare è stato approfondito per la prima volta da Ancel Keys, epidemiologo e fisiologo statunitense che giunse a Salerno nel 1945 con l’armata americana durante Seconda Guerra Mondiale, contesto storico di particolare difficoltà economica, che favoriva uno stile di vita fisicamente attivo e frugale. Ancel Keys rimase colpito dalla rarità con cui gli anziani italiani andavano incontro a problematiche cardiovascolari rispetto ai coetanei statunitensi e progettò quindi il Seven Countries Study, uno studio che negli anni seguenti divenne leggendario nel campo della medicina. L’indagine fu condotta infatti su 16 gruppi di uomini di età tra 40 e 59 anni in sette Paesi e lo scopo era di confrontare popolazioni con tradizioni alimentari, stili di vita e incidenza di malattie cardiovascolari molto lontane tra loro. I diversi modelli alimentari identificati da Ancel Keys presentavano: un elevato consumo di grassi saturi nelle popolazioni del Nordamerica e del Nordeuropa (uso prevalente di latte, patate, carne, grassi animali e dolci), e un consumo molto più basso nel sud Europa, soprattutto nelle aree mediterranee ed in Giappone (elevato utilizzo di cereali, vegetali, olio d’oliva, frutta e pesce). Le popolazioni furono seguite con analisi ogni 5 anni per alcuni decenni e si evinse che il consumo di grassi saturi era fortemente correlato con la malattia delle coronarie; d’altro canto esisteva una relazione inversa tra rapporto grassi insaturi/saturi e incidenza e mortalità per cardiopatia ischemica. L’apporto elevato di grassi insaturi rifletteva proprio l’abbondante uso di olio di oliva tipico delle aree Mediterranee. 

 3.La Piramide Alimentare

 

È stato dimostrato da indagini multivariate che gli effetti favorevoli sulla salute non derivano dall’assunzione di un singolo componente o nutriente, ma dall’insieme degli alimenti che questa dieta contempla. La dieta mediterranea, infatti, prevede un’ampia variabilità di cibi e permette di evitare carenze nutrizionali. Nei primi anni ‘90 lo studioso di Harvard, Walter Willett, codificò la piramide alimentare mediterranea, strutturata in maniera tale che gli alimenti situati al vertice sono quelli che dovrebbero essere consumati in piccole quantità, mentre quelli alla base sono da consumare con più frequenza e in quantità maggiori.

Nel 2015, è stata formulata la Piramide Universale della Dieta Mediterranea, a seguito di uno studio condotto diretto dall’antropologo Marino Niola. Sono stati aggiunti elementi di tipo culturale riguardanti lo stile di vita quali l’adozione del concetto di pasto principale, la frugalità e la moderazione, la convivialità, le pratiche culinarie, l’attività fisica ricreazionale, un riposo adeguato e la preservazione delle tradizioni.   

 

4.Focus su alcuni alimenti

 

Gli alimenti più caratterizzanti della dieta mediterranea sono i cereali integrali, l’olio d’oliva e il vino. Altri alimenti oggi considerati “tradizionali” della dieta mediterranea sono stati in realtà adottati solo di recente nel bacino mediterraneo: riso, patate, pomodori, mais, zucchero di canna, spezie, tè, menta, nuove varietà di fagiolo e di zucca, peperoncino.

L’olio di oliva è un’ottima fonte di molecole dall’attività antiossidante. Diversi studi suggeriscono che potrebbe aiutare a combattere i problemi cardiovascolari influenzando l’infiammazione, la coagulazione, la capacità antiossidante del plasma e la risposta a glucosio e insulina. In realtà, gli acidi grassi monoinsaturi possono derivare da altri oli vegetali della dieta, come l’olio di girasole o l’olio di colza, oppure da noci, arachidi, avocado, e da prodotti animali come carni e uova, ma è stato dimostrato che solo l’assunzione di grassi monoinsaturi con l’olio d’oliva è correlata a una significativa diminuzione di eventi cardiovascolari e ictus.

I cereali integrali sono quelli che conservano tutte le loro proprietà nel chicco (crusca, germe, endosperma), a differenza dei cereali raffinati, che perdono gran parte dei benefici contenuti nel chicco. I cereali integrali necessitano di una masticazione più lunga, che favorisce il senso di sazietà, contengono le cosiddette fibre insolubili, che non vengono digerite ma si gonfiano a contatto con l’acqua, favorendo il transito intestinale, e contengono diverse vitamine, macro e micronutrienti. Vi sono diverse evidenze del ruolo protettivo dei cereali integrali sui fattori di rischio della cardiopatia ischemica e su alcuni tumori e, seppur il consumo di cereali raffinati (senza aggiunta di grassi, sale o zucchero) non sia associato al peggioramento del rischio di malattie croniche correlate alla dieta, gli studiosi consigliano comunque di assumere cereali integrali per gli effetti protettivi offerti dalle fibre vegetali. 

Grazie al suo elevato contenuto di polifenoli, il vino rosso, all’interno di uno stile di vita di tipo mediterraneo, può essere un fattore protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari. Non tutti gli studiosi sono d’accordo su questi benefici, infatti per diminuire il rischio di malattia coronarica è preferibile adottare altre misure. Inoltre è noto l’aumento di incidenza, seppur minimo, di cancro del seno nelle consumatrici di alcolici, così come il rischio di cirrosi epatica, e di alcolismo. Si ricorda inoltre che il consumo di alcol va assolutamente evitato durante la gravidanza e l’adolescenza.

5.Prevenzione dei tumori

Numerosi studi hanno dimostrato che uno stile alimentare ispirato ai principi della Dieta Mediterranea è in grado di ridurre il rischio di  ammalarsi di  cancro.  Sono stati dimostrati effetti preventivi della Dieta mediterranea complessivamente su tutti i tumori, in particolare sul tumore gastrico, sui tumori esofagei, colon-rettali e mammari. Questo regime alimentare infatti, grazie all’elevato contenuto di grassi insaturi, fibre, vitamine e oligoelementi, con azione anti-radicali liberi, ha un importante potere anti-infiammatorio e anti-ossidante. 

6.Fonti

 

Alberto Capatti; Massimo Montanari (September 2003). Italian Cuisine: A Cultural History. Columbia University Press. p. 106. ISBN 978-0231122320.

The Seven Countries Study 1993

Ferro-Luzzi, F. Branca, Mediterranean diet, Italian-style: prototype of a healthy diet, su academic.oup.com, The American Journal of Clinical Nutrition.

Schwingshackl, G. Hoffmann, Monounsaturated fatty acids, olive oil and health status: a systematic review and meta-analysis of cohort studies., in Lipids Health Dis, vol. 13, 2014, p. 154, DOI:10.1186/1476-511X-13-154, PMID 25274026

Williams, Evaluation of the evidence between consumption of refined grains and health outcomes., in Nutr Rev, vol. 70, n. 2, Feb 2012, pp. 80-99, DOI:10.1111/j.1753-4887.2011.00452.x, PMID 22300595.

Howe, T. Rohan; A. Decarli; J. Iscovich; J. Kaldor; K. Katsouyanni; E. Marubini; A. Miller; E. Riboli; P. Toniolo, The association between alcohol and breast cancer risk: evidence from the combined analysis of six dietary case-control studies., in Int J Cancer, vol. 47, n. 5, Mar 1991, pp. 707-10, PMID 2004852

Trichopoulou, C. Bamia; D. Trichopoulos, Anatomy of health effects of Mediterranean diet: Greek EPIC prospective cohort study., in BMJ, vol. 338, 2009, pp. b2337, DOI:10.1136/bmj.b2337, PMID 19549997